Finché il caffè è caldo di Toshikazu Kawaguchi | Recensione di Deborah

 

«Il tuo tempo nel passato comincerà dal momento in cui verso il caffè nella tazza…» spiegò Kazu ignorando la domanda di Fumiko, che comunque era rassicurata dall’imminente inizio del viaggio. «E devi tornare prima che il caffè si raffreddi.»
L’ottimismo di Fumiko svanì all’istante. «Come? Così presto?»

 

Editore: Garzanti Libri
Data di uscita:  12 marzo 2020
Pagine: 192
Prezzo: 16.00 €

In Giappone c’è una caffetteria speciale. È aperta da più di cento anni e, su di essa, circolano mille leggende. Si narra che dopo esserci entrati non si sia più gli stessi. Si narra che bevendo il caffè sia possibile rivivere il momento della propria vita in cui si è fatta la scelta sbagliata, si è detta l’unica parola che era meglio non pronunciare, si è lasciata andare via la persona che non bisognava perdere. Si narra che con un semplice gesto tutto possa cambiare. Ma c’è una regola da rispettare, una regola fondamentale: bisogna assolutamente finire il caffè prima che si sia raffreddato. Non tutti hanno il coraggio di entrare nella caffetteria, ma qualcuno decide di sfidare il destino e scoprire che cosa può accadere. Qualcuno si siede su una sedia con davanti una tazza fumante. Fumiko, che non è riuscita a trattenere accanto a sé il ragazzo che amava. Kotake, che insieme ai ricordi di suo marito crede di aver perso anche sé stessa. Hirai, che non è mai stata sincera fino in fondo con la sorella. Infine Kei, che cerca di raccogliere tutta la forza che ha dentro per essere una buona madre. Ognuna di loro ha un rimpianto. Ognuna di loro sente riaffiorare un ricordo doloroso. Ma tutti scoprono che il passato non è importante, perché non si può cambiare. Quello che conta è il presente che abbiamo tra le mani. Quando si può ancora decidere ogni cosa e farla nel modo giusto. La vita, come il caffè, va gustata sorso dopo sorso, cogliendone ogni attimo.

 

La situazione che attanaglia il nostro meraviglioso paese sta diventando davvero soffocante, tra ansia, preoccupazione, sospetto e soprattutto paura di qualcosa non visibile ad occhio nudo, cercare di ritagliarsi una piccola oasi di tranquillità restando a casa è di importanza vitale. Che cosa meglio di un libro può regalarci una fuga dalla realtà opprimente o una meravigliosa avventura da vivere direttamente dal nostro divano? Nulla! In questo momento difficile per me la lettura di Finché il caffè è caldo è stata un vero toccasana, un’importante fonte di intrattenimento e buonumore.

 

«Sono sei mesi che mi chiama con il mio cognome da nubile…» attaccò, parlando con un filo di voce. «Sta progredendo in silenzio. Sbiadisce, lento ma inesorabile… sbiadisce il suo ricordo di me, tutto qui.» le sfuggì una risata leggera. «Mi sono preparata mentalmente a questo momento, lo sapete», aggiunse.

 

In questo strano 2020 sembra che i viaggi nel tempo stiano diventando un’abitudine per me, salti temporali ovviamente resi possibili da un romanzo. Viaggiare nel tempo è un argomento che mi ha sempre affascinata e continua a farlo, per questo motivo è davvero difficile per me restare immune alla trama di un libro che permette di fare un salto nel passato. Finché il caffè è caldo regala al lettore la possibilità di tornare indietro nel tempo in modo molto bizzarro, particolare e se vogliamo innovativo. Sì, a mio parere innovativo perché in questo caso non abbiamo a che fare con capsule tecnologiche o strabilianti poteri magici, b’è in realtà in queste cose un pizzico di magia ci vuole sempre. In Finché il caffè è caldo i viaggi nel tempo sono sì possibili ma soggetti a regole ferree e molto stringenti. Innanzitutto il romanzo è ambientato in un antico caffè, un locale particolare e misterioso situato al piano interrato in una piccola strada un po’ fuori mano; il caffè non è dotato di finestre e sulla parete ci sono tre orologi che segnano ore diverse, come se il tempo fosse un concetto relativo. L’atmosfera che si respira all’interno del locale è vintage, tranquilla e delicata. Delicata come per me è l’essenza dell’intero romanzo. Nel mio immaginario se dovessi utilizzare un aggettivo per caratterizzare l’universo della cultura giapponese userei proprio questo: delicata. Questo stesso aggettivo per me caratterizza lo stile di scrittura di Toshikazu Kawaguchi e il suo esordio letterario: una perla piccola, brillante e delicata.

 

La ragione per cui Kumi non aveva mai smesso di insistere con hirai era che il suo sogno era quello. non era perché rivolesse indietro la sua libertà e nemmeno perché le rimproverasse qualcosa: il punto era che voleva dirigere la locanda insieme a hirai.

 

Toshikazu Kawaguchi con semplicità ha dato vita ad un’avventura sentimentale, toccante ed emozionante; la sua storia regala buonumore ma soprattutto un senso di speranza, la speranza di ritrovare luce e serenità anche nelle situazioni più buie che la vita può metterci di fronte. La regola più importante che può scoraggiare ipotetici viaggiatori è che indipendentemente da quello che succede il passato non può assolutamente essere cambiato. Se si pensa di poter tornare indietro e impedire l’avvento di un fatto doloroso è completamente incompatibile con la singolare opportunità che viene offerta da questa caffetteria. Un’altra regola, è possibile tornare nel passato un’unica volta; bisogna essere seduti su una particolare sedia del locale sulla quale è necessario restare per tutta la durata del viaggio se non si vuole tornare anticipatamente nel presente. Conseguente all’impossibilità di alzarsi dalla sedia è l’impossibilità di lasciare il locale; inoltre bisogna individuare il momento preciso in cui tornare nel passato in modo da essere sicuri di riuscire ad incontrare la persona desiderata mentre si trovava al caffè. Diciamo ultimo ma non di certo per importanza, il viaggio ha una durata limitata, è infatti assolutamente necessario consumare il caffè che viene servito finché è caldo. Capite dunque la particolarità della condizione creata dall’autore per rendere possibile l’impossibile.

La condizione di Fusagi non era cambiata di una virgola, ma Kōtake aveva imparato a godersi le conversazioni con lui. hirai aveva perso la sorella, ma la foto che aveva mandato al caffè la mostrava felice e sorridente insieme ai genitori.
Il presente non era cambiato, ma quelle due persone sì. Kōtake e hirai erano tornate nel presente con il cuore trasformato.

In Finché il caffè è caldo veniamo immersi in quattro storie, quattro salti nel passato effettuati dai personaggi del romanzo, quattro vicende davvero toccanti, quattro problemi differenti che potrebbero sconvolgere le vite di tutti. È vero, il passato non può essere cambiato ma inevitabilmente può trascinarsi nel presente fino a condannare l’esistenza di una persona ad essere vuota, triste, un’ombra evanescente di quello che dovrebbe essere. In questo contesto il romanzo regala la possibilità di affrontare i fantasmi, gli spettri distruttori di situazioni traumatiche che continuano a infliggere sofferenza e dolore. Infondo la vita è adesso, è il presente, un presente che ci scivola via dalle mani giorno dopo giorno, inesorabilmente, per diventare subito passato. La storia di Toshikazu Kawaguchi ci spinge a riflettere proprio su questo, l’autore ci invita a consumare il nostro caffè fino a che rimane caldo perché è proprio quello il momento in cui possiamo gustarlo a pieno, così come non dobbiamo lasciarci scivolare il presente tra le dita per colpa del passato.

Finché il caffè è caldo è una piccola perla della letteratura giapponese, un sussurro delicato che esalta la bellezza della vita con semplicità e con un pizzico di magia; il romanzo di Toshikazu Kawaguchi è un’iniezione di positività che di questi tempi è uno dei beni più preziosi.

 

 

 

 

 

 

 

Desclaimer: si ringrazia l’ufficio stampa di Garzanti Libri per la copia omaggio

 

 

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